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Le date-simbolo nella storia delle nazioni

01/07/2012 da Sergio Casprini

La presa della Bastiglia, avvenuta il 14 luglio 1789 a Parigi, fu un evento storico della Rivoluzione francese che culminò  appunto con la cattura della Fortezza della Bastiglia ( prigione di stato e simbolo dell’Ancien Régime ) da parte dei cittadini parigini. L’avvenimento, sebbene di per sé poco importante sul piano pratico, assunse un enorme significato simbolico a tal punto da essere considerato l’inizio della Rivoluzione e da allora per i francesi è la loro festa nazionale.

Invece il 4 luglio si celebra la Festa dell’indipendenza delle colonie americane, ottenuta dall’Inghilterra nel 1776. Questa è la data che, per un americano, segna la nascita della democrazia nel suo paese. Questa è la data che segna la vera nascita degli Stati Uniti d’America e, poiché gli Americani si sentono profondamente attaccati alla loro patria, tanto da identificarsi interamente con essa, si può dire che il 4 luglio è la loro festa nazionale

In Italia invece il 4 luglio ricorda una data non felice della nostra storia: il 4 luglio del 1849 ci fu la conclusione tragica della breve esperienza della Repubblica Romana con l’ingresso a Roma delle truppe francesi e la sconfitta di Garibaldi, di Mazzini e di tutti i volontari che avevano difeso eroicamente l’indipendenza della città dallo straniero.

Ed infatti quei giorni della Repubblica Romana sono stati dimenticati e, nonostante l’eroismo dei suoi difensori, non sono stati mai celebrati, mentre invece è una data fortemente simbolica nella storia del nostro Paese il 25 Aprile del 1945, il giorno della vittoriosa insurrezione dei partigiani contro i nazifascisti.

 Va però aggiunto che a differenza dei francesi e degli americani il 25 Aprile a causa di divisioni ideologiche e politiche non è mai stata una  vera festa nazionale, condivisa e riconosciuta da tutti gli italiani. Lo può essere il 17 marzo 1861, il giorno della proclamazione dell’Unità d’Italia? In quel giorno fu sanzionata ufficialmente la nascita della nostra nazione sotto il regno di Savoia e se pure dietro questo evento ci sono le vittorie del 1859 e l’impresa dei Mille non è certo una data, che abbia colpito l’immaginario popolare come la Presa della Bastiglia o la Vittoria delle colonie americane contro gli Inglesi. C’è voluta quindi la forte determinazione prima di Ciampi e poi di Napolitano per far emergere tra gli italiani un forte sentimento patriottico e rendere molto partecipata la festa del 17 marzo del 2012,  con la riscoperta dell’importanza del tricolore e dell’inno di Mameli.

Ciò spiegano le ragioni del recente disegno di legge per cui dal prossimo anno il 17 marzo sarà celebrata la «Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera».

 Ma servono le feste nazionali o rischiano di diventare solo ritualità retoriche del calendario?

Se si pensa al valore che queste date-simbolo hanno nelle altre nazioni la risposta non può che essere affermativa, in quanto una religione civile, fondata su queste feste nazionali, serve a formare una cultura civica, a rafforzare un insieme di valori pubblici, a costruire disposizioni d’animo collettivo orientate al bene comune. Serve soprattutto nei momenti di crisi per ricercare tutti insieme possibili vie d’uscita e non v’è alcun dubbio che in un momento come questo la società italiana ne abbia un estremo bisogno.

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