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La Repubblica il 2 GIUGNO compie 75 anni. Li porta bene?

01/06/2021 da Sergio Casprini

Perché dietro la Carta costituzionale, se si tende l’orecchio, si sente il frastuono della democrazia, che è lotta e scontro di interessi legittimi, di valori e soprattutto di idee. Però sa cosa c’era allora, e si capisce benissimo oggi leggendo quegli articoli? Un orizzonte comune, un impegno comune per il bene comune. E infatti quegli uomini e quelle donne sono riusciti a creare lo Stato repubblicano, la sua Costituzione e la democrazia senza violenza. Un momento di grazia… Roberto Benigni, “La Repubblica”, 2 giugno 2016

Il 2 Giugno 2021 si celebrano i 75 anni della Repubblica italiana, nata con il referendum istituzionale del 1946.

Fu il risultato del lavoro di tutte le forze politiche, che all’indomani della Resistenza, concordi, al di là delle loro divisioni ideologiche, riportarono in Italia le libertà democratiche e dettero prestigio alla neonate istituzioni repubblicane, legittimate poi dalla Costituzione del 1848. Se ci chiediamo quale sia il bilancio del progetto dei padri e delle madri costituenti, il giudizio su questo periodo storico presenta sia luci che ombre, come sempre è avvenuto in tutti gli stati democratici e non solo in Italia.  In primis tra i problemi non ancora risolti c’è ancora la questione meridionale e cioè il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud. Una questione già sollevata ai tempi dell’Unità Italiana; basterebbe ricordare gli interventi di Pasquale Villari, di Giustino Fortunato e di Gaetano Salvemini. Anche il decentramento regionale non ha dato buona prova di sé nei suoi 50 anni di vita; le regioni dovevano essere enti di legislazione e hanno prodotto un nuovo accentramento a danno dei comuni, quando invece negli anni del Risorgimento il perseguimento dell’Unità e dell’Indipendenza non era in contrasto con la presenza e la ricchezza di un Paese dai mille municipi.

L’Italia non è però sola ad affrontare le sue endemiche situazioni di crisi: sia pure con difficoltà e resistenze è andato avanti il processo di integrazione europea, partito soprattutto per volontà di Alcide De Gasperi e attualmente rilanciato dall’attuale premier Mario Draghi, non dimenticando i meriti di chi, come Mazzini, già auspicava non solo l’Unità Italiana ma anche quella europea. Lo stesso Mazzini nei suoi scritti dice chiaramente che la libertà di un popolo, con il suffragio universale, le garanzie politiche, il progresso dell’industria, il miglioramento dell’organizzazione sociale, è la base di quell’ordinamento democratico che può garantire una forma di governo che goda del consenso di tutti i cittadini.

Sono i principi alla base della Costituzione della Repubblica romana del 1849, che si ritrovano cento anni dopo nei primi articoli della nostra Costituzione.

E il non venir meno di queste garanzie democratiche nel corso di questi 75 anni ha permesso di salvaguardare lo stato di salute del nostro Paese e di provare a risolvere positivamente i mali cronici dell’amministrazione dello stato nazionale. Dovremmo però recuperare pienamente quell’orizzonte comune, quell’impegno comune per il bene comune della classe dirigente di allora; e soprattutto ricostruire lo spessore culturale e lo spirito di servizio della classe politica di allora per guardare con fiducia al futuro dell’Italia e dell’Europa.

Sergio Casprini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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