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Il 25 aprile della Nazione. Non di una fazione

25/04/2018

Lettere al Corriere della Sera , 25 aprile 2018

Caro Aldo,  il 25 Aprile, che ripropone da 73 anni il dissidio irrisolto tra fascismo e antifascismo e poi, all’interno dell’antifascismo, la divisione tra una memoria rossa politicizzata e una memoria grigia impolitica, mi fa venire in mente lo sfogo dell’operaio Andrea Marcocci davanti al suo amico oste, nel film di Pietro Germi Il ferroviere (1956): “Arrivava un ordine, sabotare, e io: pronti e giù per la linea di Cassino con quegli altri dannati che sputavano bombe…io, io sono sceso dal treno e ho aiutato i partigiani a rovesciarlo nella scarpata”. Il ferroviere fa balenare un’immagine antiretorica della guerra di liberazione. Valorizza il ruolo di chi, non politicizzato, offrì il suo contributo alla Resistenza, in cui era evidente la volontà di non collaborare con i tedeschi e il rifiuto del fascismo. Lorenzo Catania

Caro Lorenzo, Scelgo la sua lettera tra le molte che sono arrivate sul 25 Aprile, alcune cariche di un livore cui non riesco ad abituarmi. È così ogni anno ormai: attorno all’anniversario della Liberazione si danza un minuetto politico che ha decisamente stancato. Eppure vale la pena ribadire una cosa. Della Resistenza si è data una lettura ideologica. Non fu fatta dai partiti, ma dal popolo. Non appartiene a una fazione, ma alla nazione. C’erano partigiani comunisti, socialisti, azionisti, cattolici, monarchici; e c’erano moltissimi ragazzi che magari combattevano nelle brigate Garibaldi o in Giustizia e Libertà o con gli autonomi, ma non avevano la minima idea di cosa fossero il comunismo o il partito d’Azione o il partito liberale; semplicemente non volevano obbedire ai bandi Graziani e battersi per Mussolini e per Hitler. Inoltre, la Resistenza non è esaurita dalla guerra partigiana, che ebbe le sua pagine nere le quali vanno scritte e lette. Fu fatta, in diverse forme, dai civili. Da donne, ebrei, internati in Germania, carabinieri, militari, sacerdoti, suore che alla loro maniera dissero no ai tedeschi invasori e ai fascisti di Salò. Non facciamoci però illusioni. La lettura ideologica è prevalente. Siamo l’unico Paese d’Europa in cui la Resistenza è considerata una cosa «di sinistra» e in cui la parola destra è sinonimo di fascismo. E i ragazzi educati dalla Rete il 25 Aprile non sanno neppure cosa sia.

Aldo Cazzullo

 

Pubblicato in: Tribuna
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