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Chiesa di Santa Maria a Ricòrboli 

28/08/2020 da Sergio Casprini

Via Carlo Marsuppini  Firenze

Il toponimo Ricorboli deve il suo nome al borghetto di case che sorgeva poco fuori le mura di Firenze, presso il ruscello Rio Corbulo, citato in documenti almeno dal 1184 e che scendeva dalla fonte di Gamberaia a Montici gettandosi in Arno nei pressi dell’attuale piazza Ferrucci.

Nel luogo dove sorge la chiesa si ha notizia fin dal XII/XIII secolo della presenza di un romitorio con annesso oratorio e un piccolo ospedale, patronato dalla famiglia  Mozzi e poi anche dagli Ardinghelli , per i pellegrini che giungevano a Firenze per la via che collegava Porta San Niccolò con Bagno a Ripoli e la via “sott’Arno” per  Arezzo. L’oratorio ospitò una comunità di benedettine (1365/1373) e dopo la soppressione da parte di Eugenio IV, gli eremitani di sant’Agostino che vi eressero un romitorio con oratorio dedicato a Maria. Nel 1478 i Bardi di Vernio sovvenzionarono la costruzione di una chiesa, che nel 1585 fu affidata ad una confraternita laica, detta Compagnia di Ricorboli.

La compagnia fu soppressa da Pietro Leopoldo nel 1788, facendo della chiesetta una parrocchiale, che faceva riferimento alla ormai ampia comunità che viveva fuori Porta San Niccolò.

Della chiesa antica oggi resta la Madonna, frammento di tavola a fondo oro che alcuni attribuiscono allo stesso Giotto (con datazione tarda, al 1328-1333) o alla sua bottega (con datazione al 1335 circa). Tale immagine fu oggetto di grande venerazione dopo che venne adorata da Pio VII in sosta durante il suo viaggio di ritorno dalla Francia. Con riferimento alla visita del pontefice in viaggio, la Madonna venne da allora detta “del Rifugio” o, secondo un’altra tradizione, “delle Rose”.

Vista la crescita della popolazione locale, la chiesa abbisognò di un radicale ingrandimento, che venne messo in opera alle spalle dell’antica chiesetta, secondo un progetto dell’architetto Enrico au Capitaine, messo in opera tra il 1906 ed il 1926, anno in cui avvenne la consacrazione alla presenza del vescovo di origine fiorentina Agostino Zampini.

La semplice facciata è a pietra a vista, con portale centrale e oculo.

L’interno, a navata unica con due cappelle per lato, mostra un chiaro omaggio  all’architettura brunelleschiana, col ricorso alla pietra serena e agli intonaci bianchi. In cima ai pilastri corre un fregio continuo, con angeli alternati al monogramma di Cristo. Le finestre hanno vetrate della vetreria Polloni, con l’Incoronazione della Vergine (facciata), la Trinità (abside), Angeli, Santi ed Evangelisti (ai lati).

.All’altare dopo l’alluvione del 1966 venne ino collocata un’opera simbolica con figure geometriche tondeggianti e scomposte, a simbolo delle comunità dei fedeli che si ricompongono attorno al sacramento eucaristico. In quell’occasione venne spostato in sagrestia il grande Crocifisso in gesso verniciato di Giuseppe Gronchi ( 1929).

Sugli altari laterali opere degli anni Venti-Trenta, tra cui va  ricordata sulla navata destra  la Cappella dei Caduti con  una tela di Giuseppe Fraschetti (1927), uno dei poche esempi nelle chiese fiorentine di commemorazione ai Caduti della Grande Guerra con citazione letterale di opere devozionali del Rinascimento.

Giuseppe Fraschetti

Fanti morenti  sorretti da angeli e Cristo risorto 1927 olio su tela

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