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Cento luoghi di-versi. Un viaggio in Italia

22/11/2020 da Sergio Casprini

L’opera di Hans Thoma, «Souvenir d’Orte», 1887, Pinacoteca Monaco di Baviera, abbinata ai versi di Paolo Volponi

Il poeta Marcoaldi e lo storico dell’arte  Montanari viaggiano attraverso luoghi, secoli e autori  e raccontano il Paese per immagini e versi 

 

Autori       Franco Marcoaldi, Tomaso Montanari

Editore      Treccani

Anno          2020

Pagine        240

Prezzo        € 19,90 

Mai come in questo momento, dopo mesi di reclusione, abbiamo capito quanto abbiamo bisogno dell’Italia. Del suo paesaggio e della sua arte: dei suoi cento luoghi diversi. “Diversi” ma anche “di versi“: perché proprio la poesia è riuscita a cogliere, nei secoli, in modo assolutamente peculiare, l’anima del nostro paese, che oggi può e deve essere riscoperta. Lo scopo del libro è proprio questo: offrirci una guida lontana da ogni cliché, un sentiero privo di “assembramenti” per una riscoperta personale e profonda di un territorio senza eguali. A cento immagini, cento luoghi fisici, simbolici, mentali, sono affiancati cento testi poetici: il tema è l‘Italia, come se la immaginano un poeta e uno storico dell’arte, che si offrono vicendevolmente parole e figure, per provare a disegnare contorni di un paese tanto straordinario quanto indecifrabile. Una guida, insomma, per ricominciare a viaggiare con la testa e con il corpo, a partire dal cuore.

Franco Marcoaldi È giornalista, scrittore e poeta. Vive e lavora a Roma ed è collaboratore di “Repubblica”. Ha pubblicato, tra l’altro: A mosca cieca (Einaudi 1992, premio Viareggio), Celibi al limbo (Einaudi 1995), Amore non Amore (Bompiani 1997), Benjaminowo. Padre e figlio (Bompiani, 2004), Animali in versi (Einaudi, 2006), Sconcerto (Bompiani 2010) e Una certa idea di letteratura. Dieci scrittori per amici (Donzelli, 2018). Per Einaudi ha pubblicato anche Voci rubate (1993), L’isola celeste (2000), Il tempo ormai breve (2008), Viaggio al centro della provincia (2009), Baldo – i cani ci guardano (2011), La trappola (2012) e Il mondo sia lodato (2015). Con Giosetta Fioroni ha realizzato Patanella dreams (Lubrina Leb 2001), I miei cani, cui ha partecipato anche Giorgio Amitrano (Corraini 2007).

 Tomaso Montanari Insegna Storia dell’arte moderna all’Università «Federico II» di Napoli. Si è sempre occupato della storia dell’arte del XVII secolo, cercando di rispondere alle domande poste dalle opere con tutti gli strumenti della disciplina: dalla filologia attributiva alla ricerca documentaria, dalla critica delle fonti testuali all’analisi dei significati, a una interpretazione storico-sociale. Per Einaudi ha scritto la postfazione ai due volumi de Le vite de’ pittori scultori e architetti moderni di Giovan Pietro Bellocchio (2009), A cosa serve Michelangelo? (2011), Il Barocco (2012), Costituzione incompiuta (2013, con Alice Leone, Paolo Maddalena e Salvatore Settis), La libertà di Bernini. La sovranità dell’artista e le regole del potere (2016) e Contro le mostre (2017, con Vincenzo Trione); per Minimum Fax, Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane (2013); per Einaudi Velázquez e il ritratto del barocco (2018) e L’ora d’arte (2019). Collabora con «la Repubblica».

All’Emblema delle Vele della famiglia Rucellai, particolare della facciata di Santa Maria Novella a Firenze, opera di Leon Battista Alberti (1470),  è abbinata la poesia di Dino Campana, «Barche amorrate» dai Canti Orfici: «Le vele le vele le vele /Che schioccano e frustano al vento / Che gonfia di vane sequele / Le vele le vele le vele / Che tesson e tesson: lamento / Volubil che l’onda che ammorza / Ne l’onda volubile smorza / Ne l’ultimo schianto crudele / Le vele le vele le vele».

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