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Cavour. Storia pubblica e privata di un politico spregiudicato

21/07/2011 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

di Piero Ottone (Ed. Longanesi, Collana Storica diretta da Sergio Romano), con presentazione di Armando Torno dall’Elzeviro del Corriere della Sera del 8 luglio 2011.

Cavour statista senza retorica

Nel vivace ritratto di Piero Ottone

Il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia ha riportato in auge il Risorgimento e, di esso, ha messo in evidenza figure, leggende, problemi. I periodi mitici, lo hanno capito anche gli entusiasti, vanno sempre maneggiati con cura e quando si riguardano con le dovute lenti rivelano sempre qualche sorpresa di troppo. Per questo in molti hanno pensato che il vero programma del Belpaese, dopo i grandi ideali, i moti, i martiri e le fanfare sia purtroppo compendiato in una frase de I viceré di Federico De Roberto: «L’ Italia è fatta, ora facciamo gli affari nostri». La quale, piaccia o no, gode ancora di una certa attualità.

Tra i libri usciti sul periodo – tanti, ma pochi degni di attenzione – è il caso di segnalare quello di Piero Ottone, Cavour. Storia pubblica e privata di un politico spregiudicato (Longanesi, pp. 192, € 17,60), apparso nella collana «Storica» diretta da Sergio Romano. È opera che si legge volentieri, soprattutto è un saggio informato e scritto da un esperto di uomini e cose. Cavour non è un soggetto facile e chiunque desideri conoscerlo non può fidarsi dei soli documenti o cavarsela con aneddoti o testimonianze: è volpino, imprevedibile, a volte sa sfuggire proprio quando sembra disposto a rivelarsi; del resto, era il solo italiano dell’epoca riconosciuto come grande politico da Metternich. Ottone ha indubbiamente avuto con lui un colloquio ideale e in queste pagine lo prova senza infingimenti, tenendo la penna con la medesima grazia e capacità con la quale i gentiluomini sapevano impugnare la spada: né stringendola eccessivamente, né brandendola con muscoli molli. Intendiamo dire che l’autore si è tenuto lontano dagli eccessi di certa storiografia, evitando di sommergere il lettore con nuove o vecchie scartoffie, riuscendo però a cogliere Camillo Benso nelle finzioni, nelle mosse, nei riti del potere.

Ottone non ha scritto una vasta biografia sullo statista, né la più documentata: si è accontentato di darci quella vera. Alla fine della premessa c’è una frase che sintetizza bene lo stile del libro: «Cavour non fece politica per unificare l’Italia. Fece politica, in primo luogo, per trovare se stesso».

Il ritratto di Ottone coglie sia il Cavour poco più che infante, despota paffuto e prepotente, sia il cadetto che legge di nascosto Gibbon e Voltaire (mostrando disgusto per le funzioni paggesche); non tralascia le discrete fortune con il gentil sesso, pur non essendo il conte un bell’uomo, tarchiato, miope e grassoccio com’era (ma «il potere è afrodisiaco»); si sofferma sulle conquiste, dal grande amore per Nina – si uccise a 33 anni – a quello «di stampo quasi coniugale » per Bianca Ronzani. Eccolo in viaggio in Europa mentre osserva il progresso o ecco l’animale politico che ghermisce l’occasione della guerra di Crimea; lo troviamo dinanzi a Napoleone III, nonché all’opera con la contessa di Castiglione («che si ricordasse dell’Italia, in certi momenti») o con quel diavolo di Garibaldi. Poi c’è Vittorio Emanuele II, da mettere sul trono dell’intero Paese anche se sovente considera «odioso» il suo primo ministro. Del resto, il re diventa incontrollabile quando si incapriccia delle donne o miagola d’amore per Rosa Vercellana, la bela Rosin, incarnante quel «gusto plebeo» insopportabile per Cavour.

Non sfugge a Ottone nemmeno il fratello di Camillo, Gustavo, un depresso che disapprovava quasi tutto del consanguineo: l’azione di governo, l’ostilità verso il clero, la scarsa pietà religiosa, la «relazione criminale» con Bianca. Con buona pace sua, però, Cavour resta uno dei pochissimi politici di razza dell’Italietta d’allora e di oggi, forse perché «non cercava lo scontro frontale con gli avversari», forse perché «aveva il temperamento del giocatore». Una testa fine, «che unificò l’Italia per salvarsi da Mazzini».

da ELZEVIRO di Armando Torno, Corriere della Sera 08 luglio 2011


Cavour. Storia pubblica e privata di un politico spregiudicato

Piero Ottone

Longanesi   pp. 192

€ 17,60

Collana Storica diretta da Sergio Romano

 

 

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