Government of the people, by the people, for the people. [Leggi di più…] infoLa petizione del Comitato Fiorentino: espressione di volontà popolare
In tempi d’esami che voti dare al Comitato Fiorentino per il Risorgimento?
Chi ben comincia è a metà dell’opera
Siamo a giugno, l’ultimo mese delle iniziative promosse dal Comitato Fiorentino per il Risorgimento prima della pausa estiva, e possiamo tentare di fare una prima valutazione del nostro operato dopo tanti ed intensi mesi – da ottobre 2011 ad oggi – di celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Possiamo dire con orgoglio che se l’anno scorso avevamo timidamente presentato le nostre proposte in alcuni quartieri cittadini, cominciando comunque a farci conoscere, questo anno invece nel crescendo degli eventi celebrativi, con il 17 marzo come momento più significativo, abbiamo svolto un ruolo da protagonisti nelle scuole, nelle piazze, nelle sedi dei quartieri e del Comune di Firenze.
Solo un esempio tra i tanti: a Villa Pozzolini, nel quartiere 5, da gennaio tutti i venerdì fino a giugno sono state tenute conferenze su tematiche risorgimentali sempre con un largo seguito di pubblico.
Le stesse istituzioni lo hanno riconosciuto sia quando a Palazzo Vecchio è stato consegnato al nostro presidente Scarlino il Marzocco d’Argento, per il contributo dato dal Comitato Fiorentino al successo delle iniziative sul Risorgimento, sia quando il presidente della Repubblica Napolitano nei giorni della visita a Firenze ci ha incontrati a Santa Croce e di buon grado ha accettato l’omaggio della coccarda del nostro comitato.
Questi buoni voti sulla condotta tenuta fino ad oggi dal comitato nell’ambito delle manifestazioni in onore del Risorgimento sono di buon auspicio per il programma di iniziative che ci attendono il prossimo autunno, che partirà con la raccolta di firme per la Petizione al Parlamento per l’istituzione della festa nazionale del 17 marzo.
Questa proposta è importante non solo perché cerca di non disperdere quel patrimonio di partecipazione popolare, che la ricorrenza del centocinquantenario ha fatto emergere con la riscoperta da parte degli italiani di un forte senso di identità nazionale, ma anche perché può responsabilizzare le forze politiche nei confronti dei loro compiti nazionali da assumere con maggior senso etico e con minori interessi di bottega.
Non sarà certamente un compito facile per il Comitato Fiorentino per il Risorgimento, ma avendo alle spalle questo anno molto positivo ci conforta il noto proverbio: chi ben comincia è a metà dell’opera.
Nella foto: Napolitano incontra i rappresentanti del comitato
Patria e Onore
Patria ed onore a grandi caratteri sono scritti sulla controfacciata, in alto, dell’Accademia Navale di Livorno, controfacciata che si apre su un grande piazzale , dominato nella parte verso il mare dalla mole di un veliero ottocentesco interrato. In questo suggestivo scenario si è conclusa sabato 14 maggio la festa dei comitati toscani del Risorgimento con la spettacolare coreografia di un ballo risorgimentale con tutti i ballerini rigorosamente in abiti dell’800.
Precedentemente c’era stata una cerimonia ufficiale di interventi e saluti davanti alle autorità civili e militari con la consegna tra l’altro da parte del rappresentante del Comitato Livornese del Bartelloni d’Argento al Generale dei paracadutisti della Folgore per il suo contributo alla promozione dei valori del Risorgimento.
La particolarità o meglio l’eccezionalità di questa scena, dentro un significativo luogo militare, è dovuta al fatto che l’esponente del Comitato Livornese proveniva dalle file della sinistra, dall’ex PCI, mentre i paracadutisti della Folgore erano famosi negli anni ’60 per le risse continue con i portuali di Livorno, accesi militanti comunisti.
Anche Patria ed Onore una volta erano parole che appartenevano al lessico ed ai valori della destra neo-fascista ed invece in questo bel pomeriggio livornese erano sulla bocca di tutti coloro che intervenivano durante i momenti ufficiali della festa a confermare oggi che l’amor di Patria non è né di destra né di sinistra ma è diventato patrimonio comune degli italiani.
Infatti oggi sì è compiuto felicemente il processo di riconciliazione tra il popolo italiano ed le diverse armi dell’esercito dopo anni invece di contrapposizioni ideologiche per cui le istituzioni militari venivano viste sempre al servizio di mene reazionarie.
Se la reintroduzione della festa del 2 Giugno e della parata militare ai Fori Imperiali a Roma, decisa dal presidente Ciampi,ha sicuramente favorito questa ritrovata sintonia fra gli italiani ed il suo esercito, nelle celebrazioni attuali del centocinquantenario dell’Unità d’Italia è stato riconosciuto appieno il ruolo determinante dei soldati piemontesi nel processo risorgimentale, senza ovviamente dimenticare l’apporto dei tanti volontari che hanno lottato per la Patria
L’incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II , al di là della retorica del quadretto oleografico,non può per esempio rappresentare simbolicamente questa unione tra popolo e esercito, tra Patria e Onore?
L’Italia senza la bussola
Patria est ubicumque est bene
Cicerone
Per Cicerone nella sua visione etica della società la Patria è qualsiasi luogo dove si sta bene non solo con noi stessi ma anche con gli altri appartenenti alla nostra comunità.
La Patria esiste se c’è forte senso di appartenenza ad una comunità nazionale e se le classi dirigenti sono mosse in primo luogo dalla ricerca del bene comune.
La politica estera di una nazione è la cartina di tornasole per verificare il valore di queste asserzioni: pur con errori di valutazione ( dimostrabili però storicamente a posteriori) ogni nazione democratica infatti , tenendo conto dei suoi interessi economici e politici, con la coscienza e l’orgoglio della sua identità storica fa scelte di politica estera condivise ed approvate dai suoi governanti con il sostegno dell’opinione pubblica.
E l’Italia?
In questi giorni nel caso della guerra in Libia si assiste ad un balletto , a destra e a sinistra, di posizioni contraddittorie e contrastanti, l’interesse di fazione prevale sull’interesse nazionale, i nostri governanti come nocchieri incerti navigano a vista senza la bussola dei valori e degli ideali di un Paese unito, proprio nell’anno della celebrazione dei 150 anni dell’ Unità.
Unica eccezione è il presidente Giorgio Napolitano che ha saputo come in altre occasioni tenere alta l’immagine e la bandiera dell’Italia nel mondo con equilibrio e con un forte senso delle istituzioni che rappresenta.
Eppure non è stato sempre così : negli anni del Risorgimento sia prima che dopo l’Unità italiana personaggi tra loro molto diversi come Cavour e Crispi con spregiudicatezza e coraggio si sono messi al servizio degli interessi nazionali, non certo hanno coltivato interessi propri o di bottega, nonostante che soprattutto la figura di Crispi abbia avuto giudizi poco lusinghieri sul piano storiografico.
Per ritrovare quindi la bussola di una seria politica nazionale occorre in Italia fondare una religione civile con il richiamo ai simboli e ai valori costitutivi della nostra Unità, riunire nel profondo un popolo e le sue istituzioni, far conoscere la «narrazione» della nostra vicenda storica e della nostra tradizione culturale.
Per fondare una religione civile in Italia: festa nazionale il 17 Marzo con il 25 Aprile ed il 2 Giugno
Viviamo in tempi difficili in questo mondo sempre più globale : guerre sia pure a livello locale, crisi economiche, terremoti catastrofici, in Italia in particolare la situazione appare ancor più grave con una politica ridotta a rissa tra fazioni contrapposte e con i giovani che vivono un’eterna precarietà senza valori ed idealità.
Eppure il 17 marzo ha visto una forte partecipazione popolare alle feste tricolori organizzate dalle istituzioni , in primo luogo dal Quirinale, come se gli italiani avessero voluto sconfessare i molti, opinionisti, politici, uomini di cultura, che in questi mesi hanno denunciato i difetti atavici dei nostri concittadini a partire dal processo storico del Risorgimento, che anzi li avrebbe ancor più rafforzati.
Gli italiani invece hanno sentito il bisogno di sentirsi uniti ad una bandiera, ad una storia comune, a rivivere le pagine gloriose del nostro riscatto nazionale, dando pertanto un forte valore simbolico alla data del 17 marzo, connotandola se pure in maniera inconsapevole come festa di una nostra religione civile
Una religione civile, presente da sempre nella tradizione anglosassone e soprattutto negli Usa ,è il richiamo ai simboli e ai valori costitutivi della comunità nazionale, è ciò che unisce nel profondo un popolo e le sue istituzioni, è la «narrazione» della sua vicenda storica e della sua tradizione culturale. In questo senso la religione civile è laica per eccellenza: si fonda infatti sulla cittadinanza e non sulla confessione religiosa, pone al suo centro il patto costituzionale e non un libro sacro, viene celebrata da un’autorità politica e non da un cardinale presidente di una conferenza episcopale.
Il Comitato Fiorentino per il Risorgimento ritiene importante che anche in Italia si affermi sempre più il senso di appartenenza ad una comunità nazionale e quindi come primo passo promuove una petizione al Parlamento italiano perché ogni anno si celebri il 17 marzo come festa nazionale, momento fondante assieme al 25 aprile ed al 2 giugno di una nostra religione civile
((Nell’immagine: Allegoria del buon governo ed effetti sulla città e sulla campagna – Ambrogio Lorenzetti, Palazzo Pubblico di Siena)
Petizione al Parlamento italiano
Noi sottoscritti cittadini italiani chiediamo al Parlamento di istituire la Festa nazionale dell’Unità italiana da celebrare ogni anno il 17 marzo.
Siamo convinti che un forte senso di identità nazionale sia essenziale come base per un costruttivo dibattito pubblico sui grandi problemi del Paese. E questa identità comune la si costruisce e rinnova in primo luogo riconoscendo i meriti ed i sacrifici di tanti, donne e uomini, che hanno lottato per l’indipendenza, la libertà e l’unità della nazione.
Vediamo quanto ancora da più parti si tenda a criticare il processo risorgimentale come responsabile di gran parte dei limiti (economici, sociali, ideali) della società italiana e a sottovalutare gli enormi progressi in tutti i campi che l’unificazione, con tutti i suoi difetti, ha consentito.
Fortunatamente, però, per dirla con le parole del Presidente Napolitano, “tutti, in qualsiasi parte del Paese, abbiamo avvertito – tra la notte precedente e la giornata del 17 marzo – che è accaduto qualcosa di importante: abbiamo percepito come uno scatto, uno straordinario scatto di sentimento e consapevolezza nazionale”, che si è espresso nelle strade imbandierate, nella festosa partecipazione alle notti tricolori in città grandi e piccole, nell’interesse per i programmi dedicati alla ricorrenza.
Questa nuova consapevolezza e la riscoperta di una memoria storica condivisa non vanno lasciate cadere. E contribuirebbe senza dubbio a rafforzarle anno dopo anno l’istituzione della festa nazionale del 17 marzo che ci permettiamo di proporre al Parlamento e che, insieme al 25 aprile ed al 2 giugno, dovrebbe essere sentita come uno dei principali momenti fondanti di quella religione civile, che oggi manca in Italia e che rende invece più forti e vive le democrazie delle altre nazioni.
>> Scarica la petizione con il modulo per la raccolta delle firme
Municipi e Nazione
…E può far sorridere – o suscitare indignazione – il richiamo delle camice verdi della Lega al federalismo dei Cattaneo, dei Ferrari e dei Gioberti, i quali volevano realizzare un’entità statale su basi federali per garantire alla nazione italiana indipendenza politica, emancipazione civile e progresso sociale dopo secoli di asservimento a potenze straniere.
Nel loro progetto alternativo allo stato monarchico centralizzato, i federalisti partivano comunque dal presupposto che esistesse un’italianità culturale dai tempi di Dante, Petrarca e Boccaccio, un’italianità delle “cento città”che bisognava promuovere ed incrementare con la conquista della libertà e dell’indipendenza …
Emilio Gentile in Italiani senza padri
Risorgimento e … monumenti
…questa prematura ed immatura smania dei monumenti è oggimai come quella degli indirizzi una delle piaghe d’Italia…i promotori si ritengono sdebitati d’ogni altro e più urgente dovere… non interverrò ad inaugurazioni di statue o altro, mi sembrano inutili e dannosi…
Mazzini 1871 [Leggi di più…] infoRisorgimento e … monumenti
Per il tricolore
I tempi sono oggimai sconsolati di bellezza e d’idealità; direbbesi che manchi nelle generazioni crescenti la coscienza nazionale. Tanto più siano grazie a te, o nobile Reggio Emilia, in cui …fu decretato nazionale lo stendardo dei tre colori.
L’Italia è risorta nel mondo per sé e per il mondo .ella per vivere, dee avere idee e forze sue, deve esplicare un officio suo civile ed umano, un’espansione morale e politica.
Tornate, o giovani, alla scienza e alla coscienza dei padri, e riponetevi in cuore quello che fu il sentimento ed il proposito di quei vecchi che hanno fatto la patria .l’Italia avanti tutto ! L’Italia sopra tutto!…
Giosuè Carducci dal discorso a Reggio Emilia il 7 gennaio 1897
Le Ferite della Storia
E’ appena uscito un libro di Massimo Viglione , cattolico tradizionalista, “1861. Le due Italie. Identità nazionale, unificazione, guerra civile”, in cui si attacca il Risorgimento [Leggi di più…] infoLe Ferite della Storia
Scuola e Risorgimento
Giorni fa mi è capitato tra le mani un volumetto sgualcito ed ingiallito dal tempo, con sulla copertina una grossa coccarda tricolore accanto alla quale sta scritto “ Nel primo centenario dell’Unità d’Italia. I grandi fatti che portarono all’Unità…nelle prima pagina si legge “ questo volume è consegnato per incarico del ministro della Pubblica Istruzione…”Seguono firma del preside e timbro della scuola. Cinquant’anni fa quello era un modo – forse un po’ retorico- per ricordare agli studenti il cammino difficoltoso verso l’unificazione e ora? [Leggi di più…] infoScuola e Risorgimento