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Angelo Brofferio e l’Unità incompiuta

19/07/2011 da Comitato Fiorentino per il Risorgimento

di Laurana Lajolo con due saggi di Vittorio Croce e Francesco Benzi,  prefazione di Silvano Montaldo Viglongo editore.

Angelo Brofferio nacque a Castelnuovo Calcea nel 1802, frequentò il collegio a Asti, esercitò la sua attività giornalistica, forense e politica a Torino e morì nel 1866 in Svizzera nella sua villa de La Verbanella.
Laurana Lajolo ha scritto la biografia di Brofferio sulla traccia della sua corposa autobiografia I miei tempi con l’intento di ripercorrere le vicende più importanti della vita di una personalità poliedrica negli interessi culturali, generosa e passionale nello slancio politico, all’interno di un periodo particolarmente complesso della storia del Piemonte e degli Stati Italiani, il Risorgimento.
L’autrice ha voluto mantenere il tono ironico e autoironico che contraddistingue lo stile di Brofferio, l’amabilità e la vivacità della sua scrittura, riproducendo in parte la cadenza del suo periodare e usando vocaboli caratterizzanti, che, seppur desueti, risultano ancora molto efficaci.
Ha ricostruito il suo impegno politico e parlamentare intorno all’idea di indipendenza e di unità dell’Italia dagli Stati stranieri, accettando l’ottica della sua visione politica e la sua interpretazione degli avvenimenti. Ha voluto cioè seguire l’indicazione dell’autore che presentò la sua autobiografia come la storia non soltanto della sua vita, ma dei suoi tempi.
Ha contestualizzato il protagonista Angelo Brofferio nella prima metà dell’Ottocento con particolare riferimento alla situazione torinese, integrando la fonte autobiografica con i riferimenti a arringhe, discorsi parlamentari, lettere, documenti d’archivio e alla saggistica su Brofferio.
Angelo Brofferio fu un autore particolarmente prolifico, che spaziò dai suoi ricordi personali alle vicende politiche, arricchite da aneddoti gustosi, e che descrisse in modo curioso e piacevole i personaggi citati, fossero essi noti o popolani. Compose canzoni in dialetto torinese per istruire i ceti borghesi emergenti alla partecipazione politica, si scagliò polemicamente contro il potere degli aristocratici e dei gesuiti sui molti giornali a cui collaborò, si misurò con la ricostruzione storica scrivendo dei moti rivoluzionari della sua giovinezza, della storia del Piemonte e del Parlamento subalpino.
Per delineare la biografia intellettuale di Angelo Brofferio, Laurana Lajolo ha assunto come filo conduttore le sue appassionate battaglie al fine di ottenere la Costituzione, in tempi di assolutismo, e la piena attuazione dello Statuto e dei diritti individuali con l’ampliamento della libertà di stampa, la difesa delle minoranze religiose, l’abolizione della pena di morte. Brofferio fu un esponente importante delle correnti democratiche del pensiero risorgimentale, anche se rimase spesso isolato dalla stessa Sinistra.
Di formazione giacobina assorbì i suoi ideali di libertà dalle tragedie alfieriane, partecipò ingenuamente ai moti studenteschi del 1821, fu coinvolto nella sfortunata congiura dei Cavalieri della Libertà e fu accusato di delazione con dolorose conseguenze. Si allontanò dai gruppi cospirativi, anche quelli mazziniani, e scelse di esprimere il suo slancio libertario nelle canzoni dialettali, nei pungenti articoli diretti al popolo, nelle aule di tribunale per affermare la necessaria riforma dei codici, nei focosi discorsi nel Parlamento Subalpino, dove si caratterizzò per l’opposizione ai moderati, in particolare a Cavour, e al potere temporale della chiesa, che considerò il vincolo negativo all’unificazione della nazione.
Personalità eclettica e eccentrica rispetto al suo tempo e agli ambienti conservatori, anche per le scelte private trasgressive, fu apprezzato per la sua grande capacità oratoria, ma anche contrastato per le sue vivaci posizioni polemiche e visse alterne vicende di consenso e di dissenso popolare.
Rappresentante degli interessi del ceto medio borghese, amico di molti letterati italiani e stranieri e di noti esponenti liberali, diventò convinto difensore dello Statuto e dell’ampliamento delle franchigie costituzionali e assertore dell’unità d’Italia costruita con il popolo mutuando una suggestione di federalismo da Carlo Cattaneo.
Mosse critiche accese agli accordi diplomatici con le potenze straniere e alla politica delle annessioni, accelerate da Cavour in senso centralistico, perchè non coinvolgevano la volontà popolare e non rispettavano le differenze culturali e politiche delle diverse regioni.
Questo scenario spiega il titolo del volume, che riprende il giudizio critico di Brofferio sulla formazione dell’Unità sotto il Piemonte e che sottolinea il dato biografico per cui Brofferio è morto prima di vedere la liberazione di Venezia e di Roma e la sua proclamazione a capitale d’Italia.

Corredano la biografia due saggi specialistici di Vittorio Croce e di Francesco Benzi.
Lo studioso Vittorio Croce, uno dei massimi esperti delle produzioni poetiche in musica di Angelo Brofferio, nel suo saggio Il canzoniere di Brofferio, traccia una piacevole e densa sintesi dell’apporto dell’autore piemontese alla cultura del suo tempo attraverso le sue canzoni più significative, sottolineando i giochi amorosi, le note autobiografiche, le sferzate ai privilegi e al servilismo, i versi ironici e caustici contro i regnanti, gli aristocratici e i gesuiti. Con sicura competenza l’autore sottolinea l’originalità di certe scelte linguistiche che portano anche all’invenzione di termini e di modi di dire entrati nella parlata popolare e nell’immaginario collettivo e vivi ancora oggi.

L’avvocato Francesco Benzi, profondo conoscitore dell’attività forense di Brofferio, nel suo saggio Le arringhe dell’avvocato Angelo Brofferio, sottolinea le novità procedurali e anche psicologiche che il noto avvocato inserisce nella difesa dell’imputato e più in generale nella rivendicazione dell’allargamento e del rispetto dei diritti individuali. Convinto propugnatore della riforma del Codice penale e delle norme processuali, oratore di grande efficacia e bravura, Brofferio patrocinò cause non solo in Piemonte, ma in altri Stati italiani, esercitando in modo mirabile l’arte dell’eloquenza. Le sue arringhe ebbero spesso la caratteristica di brevi saggi e di esercitazioni letterarie tanto da meritare spesso la pubblicazione a stampa.

 

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